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Chi ha paura di fare la maestra?

Se abbiamo un'idea precisa di come dovrebbe essere un'educazione consapevole e rispettosa, e desideriamo applicarla, la prima cosa che ci farà indubbiamente soffrire, sarà l'impatto con la realtà.

E' faticoso proporre una modalità educativa che deve per forza puntare il faro prima di tutto sulla storia dell'adulto e sui suoi meccanismi psichici. Questa proposta (doverosa e necessaria per essere realmente utili ai bambini) è scomoda, rifiutata da molti. Troveremo ostacoli, ci sembrerà di combattere contro i mulini a vento. Il mio compagno qualche tempo fa, di fronte ad uno dei miei momenti di sconforto, mi disse che le persone non erano ancora pronte per accettare questi aspetti a livello professionale, ma ho potuto verificare che non è vero, molte persone non sanno proprio che una modalità di questo tipo esista e quindi è necessario prima di tutto informare a livello scientifico di come funzionano mente, psiche e soma, dare informazioni chiare e verificabili.

Altre invece sono aperte e delicate, vanno toccate con cura e accompagnate un passo alla volta. Sono tanto grata all'audacia che queste persone hanno dimostrato nel guardarsi dentro.

Una volta mi è stato detto da una persona che fa il mio lavoro che le mie idee fossero indubbiamente delle verità ma che erano teorie e non avevo l'esperienza pratica per poterle confermare.

All'epoca mi fermai a riflettere di fronte a questa constatazione, la quale era in parte verititera, in parte no, perchè non avevo ancora sviluppato sufficiente fiducia in me stessa per poterle dimostrare. Perchè i più grandi ostacoli che incontriamo sul nostro cammino sono quelli che, furtivamente, ci mettiamo noi.

Ho sempre trovato estremamente difficile esprimere apertamente il mio pensiero di fronte a persone che percepivo in una posizione di autorità rispetto a me, ricordo quindi quel momento come un atto di grande coraggio, perchè stavo iniziando, nella mia quotidianità, ad affermare me stessa.

Mi trovavo in una situazione lavorativa in cui molto di quello che avrei voluto come educatrice per i bambini, non avveniva, ma a differenza del solito questa volta avevo deciso di parlare. E ho parlato d'impulso, forse ho anche ferito, ho sicuramente giudicato. Ma ho parlato e qualcosa si è mosso, prima di tutto dentro di me.

Questa strada è impervia perchè ha a che fare con “l'altro piano", con il chi siamo, da che storia veniamo, come ci sentiamo e come reagiamo.

“L'altro piano” in realtà è “il piano” in cui dovremmo metterci per guardare qualsiasi relazione o comunicazione, ma non lo facciamo perchè ne ignoriamo l'esistenza. Dovremmo farlo però per capire quanto di personale investiamo in questo lavoro.

Cosa o meglio, chi rappresentano per noi questi bambini? Questi colleghi? Perchè decidiamo di insegnare? Con quanta aspettativa, carica emotiva, ci tuffiamo in questo? Senza paracadute? E su chi cadiamo poi?.

Queste informazioni sono preziose per noi e per chi lavora con noi. Io ho iniziato a diventarne consapevole grazie a questi primi confronti che mi facevano anche capire quanto fosse importante comunicare in modo autentico e senza giudizio per poter proseguire senza rimanere impigliati tutti nelle spine dell'ego. Per sospedere il giudizio devi fare un lavoro su te stesso, devi partire da quelle persone che per prime ti hanno insegnato a giudicarti e a giudicare. Se ti trovi davanti una persona che si difende, è perchè si sente minacciata e allora attacca.

D'altra parte ho anche appreso ad ascoltare più di ogni altra cosa il mio intuito. Incontrerete, come è capiato a me, anche persone talmente lontane da se stesse che attraverso il loro apparire, il loro agire, dovranno sempre confermare l'idea che di se stessi hanno. Altrimenti crollerebbero.

Persone che non vi capiranno perchè prenderanno tutto sul personale, tutto come un'accusa, persone che vi rigireranno la frittata, soprattuto se siete persone come me, molto inclini a guardarvi dentro e ad assumervi sempre la vostra parte di responsabilità. Questo meccanismo può portare l'altro a deresponsabilizzarsi, quindi ascoltatevi, non credete solo alle parole, se percepite incongruenza fra quello che una persona dice e come lo dice, focalizzatevi sulla sua comunicazione non verbale, che non mente. Smascherate queste persone informandole delle contraddizioni che notate.

Fidatevi di voi stessi, non dubitate del vostro sentire, il nostro corpo è il primo a parlare, ci comunica tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per capire se chi abbiamo di fronte è sincero, oppure sta solo facendo dei grandiosi giri di parole per non entrare nelle proprie profondità.

Questo viaggio vi stupirà, vi mostrerà lati di voi che ignoravate, vi renderà persone più forti, più centrate. Disperatevi alle prime difficoltà, ma andate avanti, ce ne saranno ancora. Quelle che prima saranno timide sensazioni o intuizioni diventeranno argomentazioni valide, le vostre paure si cambieranno in consapevolezze, le vostre rabbie si apriranno al bisogno di attraversare il lutto di tutto ciò che ancora vi è rimasto impigliato addosso e non se ne vuole andare. Tenetevi stretta l'indignazione, ma lasciatele sufficiente spazio per far fuoriuscire tutta la sua potenza creativa, rendetela propositiva.

E' una peregrinazione raffinata, minuziosa. Riempite il vostro zaino di libri consumati, quaderni per acciuffare le emozioni, tisane che scaldano il cuore, corde per saltare gli ostacoli, parole magiche per tornare alla realtà.

Mettete nelle tasche post it da scrivere e incollare ovunque e un registratore per i flashback.

Farete tappa nei vostri luoghi più profani, e ci porterete la luce.










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