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TRAIN OF THOUGHT

ABOUT ME

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In lingua greca per definire qualcosa fatto con creatività, con molto amore, con l'anima, viene usata la parola Meraki.

Non sono greca, neanche particolarmente amante delle lingue straniere, ma ho trovato racchiusa in un' unica parola quella spinta che permea la conoscenza del mondo da parte dei bambini, quella magica capacità di stare nel momento presente, nel sentire una grande volontà che dirige le loro azioni. Capacità che gli adulti perdono e faticosamente o parzialmente ripristinano. L'ho cercata per gran parte della mia vita, la sentivo nel cuore, ma non la vedevo nelle mie azioni, nel mio manipolare la materia, nel comunicare con gli altri esseri.

Mi chiamo Mara-Sati, ma mai sono stata chiamata così.

Quando a dodici anni mi sono chiesta dove fossi, perchè non mi trovavo, ho ricercato  le origini di questo nome.

Mara significa amaro, tristezza, infelicità; Sati deriva dal sanscrito. Ed è curioso il fatto che di tutte le definizioni che ho potuto incontrare all'epoca, ho sentito mia quella che identificava questa parola con la pratica delle vedove bruciate in India. Insomma, da ragazzina era anche così che mi sentivo: infelice, sofferente, martire. Ed il fatto che i miei genitori avessero scelto dei nomi densi di questi significati per me, mi portava ad avere la conferma, il rispecchiamento, che quello fosse il mio destino.

Certo, non ho scelto la strada dell'oppressa per il significato del mio nome, ma cercavo nel mondo una risposta al mio senitre e nel nome l'avevo trovata. Poi ho vissuto, un po' da sognatrice, un po' da sopravviussuta e cercavo il "Meraki". Tante volte l'ho cercato fuori di me , viaggiando. Mi ci avvicinavo, sentivo finalmente di respirare e poi mi scavalcavo e cadevo di nuovo. Pensavo: "quando incontrerò l'amore guarirò da questa infelicità", ma non succedeva. Pensavo: "quando troverò il lavoro dei miei sogni, guarirò da questa infelicità", ma non succedeva. Pensavo: "quando sarò mamma guarirò da questa infelicità", ma non succedeva. Più cercavo fuori di me più mi allontanavo da me. Allora ho invertito il viaggio e sono ripartita da dentro e da lontano. E mentre facevo questo viaggio doloroso, incerto, ma di volta in volta anche leggero e luminoso, sono inciampata in un'altra definizione di Sati: "consapevolezza, attenzione intenzionale, bilanciata, non giudicante, centrata nel presente e focalizzata in profondità sul manifestarsi ininterrotto dei fenomeni della mente e del corpo." E' strano perchè stavo proprio in quel momento riappropriandomi del sentire attraverso il corpo, stavo concedendomi di vivere le emozioni che più mi spaventavano, le accoglievo e le lasciavo scorrere in me, senza più tornare a ieri, senza più correre verso il domani.

E allora mi è stato chiaro che abbiamo sempre una scelta, che possiamo scegliere chi essere. Martiri o consapevolezza.

Ed ora eccomi qua, Mara-Sati, ho trentatrè anni, vivo vicino ad un bosco di castagni con il mio compagno, nostro figlio di tre anni e quattro gatti non desiderati. L'orto ci proviamo a farlo, non sempre ci riesce. Ce la caviamo molto meglio con le costruzioni lego e con le torte al cioccolato, rigorosamente montate a mano per paura del frullatore.

Quando sto seduta raramente poggio i piedi a terra, questo blog è la mia ancora, il filo legato al palloncino. Scrivere mi permette di affondare le radici nella terreno.

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