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Isolamento

  • Immagine del redattore: Mara- Sati Capitanelli
    Mara- Sati Capitanelli
  • 7 apr 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 9 apr 2020

Questa quarantena mi ha sbattuto in faccia me stessa.

Sono rimasta in piedi con un cumulo di cocci in mano.

I miei piedi si sono frantumanti, le gambe, le anche ,il ventre, le braccia, la testa.

Il cuore un macigno, solo lui è rimasto.

Cadendo da un'altezza indefinibile, pesantissimo al suolo.


All'inizio non lo sentivo battere, percepivo solo un enorme peso che bloccava il respiro.

Ho vagato per giorni con questo ciondolo immenso legato al collo.

Piegata in due per il peso.

Ma questa quarantena ti obbliga ad ascoltare la tua musica primordiale.

Non puoi più scappare, le distrazioni sono nulla in confronto al tempo che hai, alle ore che strabordano dalle tue tasche, dalle borse, dai cassetti della credenza.


I lati di te che meno volevi vedere, eccoli che trovano la via per venire alla luce.

E non puoi più non sentirti, ti ci devi immergere dentro, non hai scampo.


Il cuore, che inizia a pulsare ancor prima che il corpo si possa definire nella sua forma embrionale.


Lui sa, lui è vecchio. C'era prima di ogni altro organo.

Ma quanto fa male abbandonare tutti quei pizzi e merletti che fino ad ora avevano abbellito l' idea che avevo di me?

Quanto fa male ammettere che mi sento fragile, decentrata, lontana dal mio sentire?

Dove sono? Mi sono chiesta.

Dove sono finita?

Per quanto tempo sono rimasta chiusa in quella gabbia, al buio, con un ossicino in mano, terrorizzata dalla strega?

Ho guardato la strega.

Mi ha donato il mio cuore.

Mi ci sono immersa.

Ho paura.

Ma mi sono già tuffata.


 
 
 

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