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Il bambino soprammobile

C'era una volta un bambino.

Era stato, un tempo, cercato da sua mamma. Ma arrivò tardi, con i fratelli oramai cresciuti. Il papà aveva smesso di aspettarlo.

La mamma invece si sentiva benedetta, un'altra creatura piccola da amare, sulla quale poter investire tutta la sua tenerezza, tutto il suo bisogno di accudire.

Questo bambino non si arrabbiava mai.

Non che non ci pensasse, tutti i bambini si arrabbiano, ma non lo faceva, per non dare un dispiacere alla mamma.

Questo bambino non piangeva.

Non che non gli scappasse, tutti i bambini piangono, ma la mamma lo pregava di smettere, per non rattristare la Madonnina. Si sentiva così in colpa per quella signora mai vista che si diperava per lui.

Era un bambino che non disubbidiva.

Non che non volesse vivere avventure, ma la sua mamma aveva così tante paure.

"Quant'è bravo" , dicevano tutti "dove lo metti, sta."

Quando il papà era a casa dal lavoro, il piccolo lo seguiva ovunque. Silenzioso, lo osservava immobile, come un'ombra.

Aveva sete d'amore, beveva ogni goccia del tempo che trascorrevano insieme.

Il papà non se ne accorgeva quasi mai. Un giorno, per sbaglio, l'aveva urtato forte, proprio non aveva notato che il figlio stesse dietro di lui. Forse si accorse veramente di suo figlio il giorno in cui diventò uomo.

ll bambino crebbe e si innamorò. Si innamorò di una donna premurosa ed apprensiva. Proprio come era sua madre.

Per lui non c'era nulla di più bello che renderla felice. Quando lo era lei, lo era anche lui. Più complicato era quando non era soddisfatta, allora lui si arrovellava, si chiedeva in cosa stesse sbagliando,

Per coronare il loro amore, sua moglie decise di fare un bambino.

L'uomo era contento, avrebbe dato a sua figlia tutto ciò che non aveva avuto da suo padre.

E le diede tutto.

Anche l'anima.

Quando andava a lavorare si sentiva in colpa.

Quando stava a casa le dedicava tutto il tempo che aveva.

Aveva passioni, sogni nel cassetto, “possono aspettare” si diceva.

Aveva bisogno di spazio per se, ma non sapeva chiederlo.

Non sapeva come si faceva ad esprimere i propri bisogni. Non aveva tanto chiaro neanche quali fossero, ma si sa, quel che non ascolti trova il modo per uscire.

E allora, quando proprio non ce la faceva più, scoppiava di rabbia.

Rompeva le cose, per esasperazione.

Per disperazione.

E si rivolgeva a sua figlia proprio come suo padre in passato si era rivolto a lui.

Voleva dargli tutto ciò che non aveva avuto, ma non si accorgeva che tutto questo sua figlia già ce l'aveva.

Aveva un papà che l'aveva desiderata con amore.

Un papà che l'aveva cullata ogni sera cantando per lei.

Un papà che le aveva cambiato il pannolino ogni notte, mentre la mamma si preparava ad allattare. Aveva un papà che si rivolgeva a lei con lo sguardo raggiante, con la voce calma e rassicurante.

Sua figlia non era lui, e non aveva bisogno di tutto quell'amore, perchè le attenzioni che già aveva, le bastavano.


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