top of page

I libri sussurrano

Diario di Etty Hillesum, si chiama così il libro che mi è stato consigliato qualche anno fa da una ragazza.

Qualche anno fa non ero madre, precisamente c'era un timido, esitante desiderio che bruciava da qualche parte dentro me.

Non l'ho mai letto, il libro, eppure l'ho pensato, senza conoscerlo, svariate volte negli anni.

Non ricordo come si chiamasse la ragazza, solo i suoi ondosi, luccicanti capelli d'ambra leggera.

Quella mattina nel corso di un seminario, ero stata l'unica che aveva pianto.

Lei aveva pianto qualche mese prima, allo stesso seminario, mi disse.

E mi parlò di questo libro. E che dopo averlo letto aveva iniziato ad annotarsi le cose per le quali si ritrovava ad essere grata durante la giornata.

Io ho sempre scritto, da quando ho imparato a farlo, diari. Scrivere mi alleggeriva l'anima, mi aiutava a comprendermi. C'erano anche degli accenni di felicità in mezzo a tutte quelle righe, ma più di ogni cosa scrivevo delle mie ombre, dei miei giudizi, di me che non mi andavo mai bene.

Scrivevo delle difficoltà che incontravo al lavoro, scrivevo dei drammi nella coppia.

Quando è nato mio figlio ho iniziato a scrivere anche del nostro rapporto. Di cosa sbagliassi, di come non riuscissi ad incarnare l'idea della madre che volevo essere. E più scrivevo i miei errori, più mi sembrava di starne collezionando troppi e ne volevo sempre meno.

Se qualcuno dovesse leggere quel diario ne avrebbe l'immagine di un' infanzia tragica. Io l'ho pensato tante volte quando con la mente tornavo a quegli appunti.

Non era tutto così, ma ero concentrata su quei ricordi, su quelle azioni imperfette.

Un tempo lento, lunghissimo ha preceduto il momento in cui ho iniziato, esitante, a separarmi da quella foschia, da quel groviglio labirintico di pensieri.

Ho iniziato ad appuntarmi in modo disordinato i momenti perfetti, quelli che sembrano disegnati. Appresso ho incominciato a segnare anche i momenti critici ai quali riuscivo a trovare una soluzione.

E mi sono accorta che più mi sforzavo di notarli, più accadevano.

O forse era solo cambiata la prospettiva dalla quale osservavo.

E poi è arrivato il giorno temuto, quello che dà inizio alle tenebre.

Al buio che ti ubriaca, che ti porta lontano.

Tuttavia, in un modo impercepibile, avevo già iniziato a disobbedire a me stessa.

Avevo scovato la meraviglia anche lì.

E poi ho pensato di celebrare quella giornata.

Che paura festeggiare i successi... che poi domani ti svegli e fai peggio. E invece no, anche in questo ho disobbedito.

Non ti conosco ancora Etty, eppure mi hai parlato, attraverso i sogni di una ragazza sconosciuta.

Qualche magica, segreta parte di me ha seguito le tue tracce senza che ne fossi realmente informata.

Le mie prove stanno cambiando in bellezza, un libro che non ho mai letto mi ha indicato la via.

bottom of page