Da bambina sbocciava il lillà e io facevo il bagno nel lago sentivo con il corpo l'acqua gelida sentivo la mia forza respiravo appena. Andavo giù, in apnea, il mondo fuori, lontano. Eravamo solo l'acqua, il mio corpo ed io più mi muovevo più mi amalgamavo. Volteggiavo, in un viaggio senza tempo. Avevo sei anni, forse meno. Da bambina ero viva, mi arrampicavo sugli alberi mi arrampicavo sui tetti, scoprivo ruscelli, bevevo l'acqua di sorgente che scorreva sulle pietre, sul muschio. Ho dormito notti estive sotto le stelle stringendo mani piccole come le mie. Ho dormito abbracciata a mio nonno su un lettino di legno e su un'amaca, bruciata dal sole. Mi sono vestita da sposa sotto l'ippocastano ho raccolto mandorle, ho baciato rospi. Ho mangiato bacche selvatiche delle quali non ricordo il nome succhiato fiori mangiato terra, more, ciliegie acerbe. Le mie braccia si aggrappavano ai rami le mie gambe spingevano verso il cielo. Il mio cuore batteva per freschi amori, per il gorgoglio dell'acqua, per il profumo delle viole, per il giallo delle primule. Il mio naso annusava per l'odore della terra di bosco, le mie orecchie ascoltavano per il canto dei grilli oltre la zanzariera. Da bambina ho avuto paura più d'una volta, ho avuto freddo dentro. Ho avuto mal di pancia tutte le sere. Ho letto libri, con la voglia di venirne assorbita di poter entare nelle pagine. Ho cercato segreti in ogni cassetto, svuotato armadi, osservato gesti, ascoltato parole. Ho capito cose che non potevo sostenere. Da bambina ho perso la voce l'attesa il sapermi affidare. Ho perso. L'infanzia. Sono cresciuta come un papavero il bocciolo ruvido si dischiude al sole dopo giorni di riflessione, i petali sottilissimi macchiati di buio alla base degli stami l'ombra scura brilla sotto il polline, gli ricorda il dolore. Corolla delicata, si disfa con un soffio, ma si spalanca avida. Riluce il rosso vivace. Ho dimenticato chi fossi ho sepolto la bellezza. Tremolante oscillo, a tratti mi concedo di risplendere.
